Ansia, sudori freddi, palpitazioni, classici sintomi da film
horror… in realtà sto parlando del topico momento che precede la scelta di una
facoltà universitaria. Verso la fine del 4 anno di scuola superiore, iniziano
ad assalirti dei dubbi esistenziali che corrodono il cervello. Da tempo si sa che sono solo quelle 3 o 4
facoltà che ti fanno fare strada nella vita, che ti assicurano un futuro, ma
c’è sempre quel nodo al collo che viene ogni volta che pensi: “Sarà quella
giusta per me?”
Non c’è un criterio ben preciso, e quei test attitudinali
sono solo baggianate, e scegliere a caso è anche peggio. Bisogna mediare;
cercare di andare incontro alle passioni individuali e alla domanda di
personale che il mondo del lavoro offre. Se ad esempio c’è mancanza di
ingegneri aerospaziali, conviene di più iscriversi ad ingegneria che fare una
pura e semplice facoltà di astronomia (attenzione: da non confondere con
l’astrologia). “Ma a me le stelle non piacciono!”
Prova con un altro tipo di pastina allora!
Se proprio non ti piace, allora vai a cercare un altro
ambito, preferibilmente settoriale, dove c’è più richiesta che offerta, finiti
anche i solo 3 anni di laurea breve, avrai già alcune offerte che ti
permetteranno di entrare subito nel mondo del lavoro.
Se invece ti piacciono le sfide, bene: Benvenuto nel
fantastico mondo delle facoltà umanistiche!
Mettendo da parte Economia (che è abbastanza umanistica) e
Giurisprudenza, rimangono le facoltà più letterarie in assoluto, tutte quelle
di Lettere e Filosofia, con i loro innumerevoli e diversificati curriculum e
dipartimenti. In più ci si aggiungono le facoltà di Lingue, Storia,
Archeologia, Sociologia, Pedagogia, Scienze della Comunicazione e chi più ne ha
più ne metta. Dentro questo marasma di dipartimenti letterari, vengono
parcheggiate molte brillanti menti che, abbindolate dagli innumerevoli
possibili sbocchi lavorativi abilmente presentati nella guida dello studente,
finiscono nella massa informe e in continua espansione degli studenti “di
lettere”. Con queste mie parole non voglio sminuire questo tipo di facoltà, io
sono una tra i tanti che ha scelto di frequentarla, e con orgoglio aggiungo; Il
vero problema di questo tipo di facoltà è l’enorme diffusione e di conseguenza
l’esagerata competitività che ne comporta, perché se sei fortunato ad entrare
in un’ università prestigiosa sei in cima alla lista solo per il luogo in cui
hai conseguito la laurea, se invece sei un mediocre tra la massa dei mediocri,
non ti noterà nessuno, quindi, devi dare il mille per mille per “bere fuori dal
coro”. Presentato così non è una cosa bella, ma è la dura e cruda realtà, solo
i bravi vanno avanti in questo tipo di facoltà inflazionate, se, invece, si è
solo in 4 in tutto il paese ad aver studiato, ad esempio, progettazione di
giardini in materiali riciclati, e varie aziende ne fanno richiesta, allora
anche il meno bravo dei 4 riuscirà a
trovare l’impiego per cui ha studiato.
Per questo hanno inventato le specialistiche, ma anche in
quelle c’è l’inghippo, perché molte sono solo dei prolungamenti della triennale
e di fatto ripeti le stesse cose che hai studiato nei tre anni precedenti, così
ti ritrovi a fare un lavoro totalmente diverso da l'ambito di studio da cui
provieni.
Il mio consiglio in definitiva è: valutare bene i pro e i
contro, non lasciarsi troppo condizionare e seguire le proprie passioni, perché
se odi con tutto il cuore una materia che è fondamentale nel tuo nuovo percorso
di studi, allora stai sicuro che i risultati saranno due: o finisci in analisi
per aver ingoiato il rospo ed aver studiato una cosa di cui non ti frega un
cavolo, o non riuscirai a laurearti.
Invidio quelle persone che già a 12 anni sanno ciò che
vogliono fare da grandi. Io volevo fare la veterinaria, eppure sono finita a
studiare lingue. La vita ha sempre dei nuovi sentieri da scoprire.
La Papessa L.